Sbarco sulla Luna, 51 anni fa l’uomo metteva piede sul nostro satellite naturale

“Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità “

Tra gli eventi fondamentali del ‘900, ad esclusione dei tragici conflitti bellici, possiamo mettere sicuramente sul podio lo sbarco sulla Luna.
Luna, che ogni giorno osserviamo, ma che è sempre stata un sogno, un obbiettivo da raggiungere.

Come già accennato nel nostro articolo sui razzi spaziali, che potete leggere cliccando qui, nel secolo scorso c’è stata una vera e propria corsa allo spazio. Una corsa tecnologica e spesso legata a due nazioni ben precise, USA e URSS.
Con un paragone in termini sportivi possiamo affermare che la prima vinse il torneo, la seconda però uscì vittoriosa, inaspettatamente, dalla prima grande gara.
Fù infatti russo il primo uomo nello spazio, l’astronauta Juri Gagarin, nel 1961.

Studi, sperimentazione, passione e dedizione hanno portato interi team di scienziati a far evolvere la tecnologia aeronautica a quella spaziale, fino ad arrivare, proprio il 20 luglio 1969 alle 20:17:40″ UTC, a far sì che Neil Armstrong e Buzz Aldrin mettessero piede sulla superficie lunare.
La missione comprendeva un terzo astronauta, Collins, che però restò nell’orbita lunare a pilotare il modulo di comando.

Dati missione – Credit Aviohub

 

Il razzo

Il razzo utilizzato per questa impresa fu il Saturn V. Questo particolare Razzo, progettato da Von Broun, è rimasto per un lungo periodo di tempo il razzo più potente e più affascinante mai costruito.

Il razzo era diviso in tre parti, chiamate stadi.

Foto NASA – Saturn V in decollo

Il primo stadio era il responsabile del decollo e dell’uscita dall’orbita terreste. Su questo erano montati 5 motori F1, che bruciando il propellente stoccato all’interno del razzo, producevano una spinta di 6 770 kN. La più alta di sempre per questo genere di razzi.

Una volta che il vettore aveva raggiunto l’orbita bassa della terra, il 1° stadio veniva sganciato e si procedeva all’accensione del secondo. Questo stadio funzionava esattamente come il precedente, solo che aveva motori meno potenti e consumava meno carburante, anche a causa della minore attrazione gravitazionale della Terra. Il compito del secondo stadio era quello di allontanare il vettore dall’orbita terrestre.

Il 3° stadio, separatosi dal secondo,  aveva un piccolo propulsore che veniva utilizzato per acquistare velocità, ma la parte più importante del modulo era situata nella sua sommità. Qui infatti era stoccato il LEM,  che veniva estratto dallo stadio e agganciato al modulo di comando.

La navicella utilizzata per la missione era costituita da tre macro parti.

  • Modulo di comando (CM), era il luogo in cui i tre astronauti avevano i loro sedili e tutti i pannelli di controllo del vettore. Era anche il luogo in cui passavano la maggior parte del loro tempo durante il viaggio verso la Luna.
  • Modulo di servizio (SM), complementare al modulo di comando, era il posto in cui erano stoccate tutte le batterie, bombole di ossigeno, acqua e il motore principale per la propulsione. Questo modulo non era accessibile da parte degli astronauti e veniva sganciato prima del rientro in orbita, in quanto non era dotato di scudo termico.
  • Modulo lunare Eagle (LEM), questo modulo veniva estratto dalla sommità del 3° stadio e veniva agganciato al modulo di comando. Tramite questo particolare velivolo i 2 astronauti potevano atterrare dolcemente sul suolo lunare e decollare dopo aver svolto tutte le attività previste.

L’allunaggio

Circa 16 ore prima dell’attività extra veicolare l’equipaggio si divise in due. Sul modulo di comando rimase Collins, mentre nel LEM entrarono Armstrong e Aldrin. Da subito iniziarono le procedure per sigillare in modo ermetico sia il LEM che il CM, operazione che portò via più di 2 ore ,impiegate per diverse prove di pressurizzazione e di tenuta dei moduli. Dopo tutte le procedure alle ore 17.44 UTC l’Eagle (nome in codice del LEM) si separò dal CM e venne detta la celebre frase The Eagle has wings! (“L’Eagle ha le ali!”).

La discesa fu piena di problemi: Il primo di questi era dato dalla velocità dell’Eagle. Durante la separazione non si era tenuto conte del fatto che il tunnel di collegamento fra LEM e CM fosse pressurizzato. Questa pressurizzazione ha fornito una spinta aggiuntiva al LEM durante lo sgancio dal CM. Un altro problema sorse 5 minuti dopo a circa 1800 metri di altezza e fu dato dal computer che segnalava due errori: 1201 1202. Questi due errori erano dovuti al sovraccarico di dati che il computer può elaborare (dobbiamo ricordarci che la potenza di calcolo di allora era minore di quella che adesso abbiamo in un comune smartphone).

Fortunatamente pochi giorni prima della partenza furono svolte delle simulazioni relative proprio agli allarmi del computer di bordo, quindi la reazione dei controllori fu abbastanza rapida e venne data l’autorizzazione a continuare la missione nonostante gli allarmi ricevuti.  Alla fine si scoprì che l’allarme era dato da un malfunzionamento nel radar di rendez-vous.

La parte finale dell’allunaggio fu una delle fasi più pericolose di tutta la missione, in quanto ci si accorse che il sito scelto inizialmente era pieno di rocce e detriti, quindi si passò alla guida semi-manuale e gli astronauti iniziarono a cercare un posto un po’ più sicuro in cui atterrare. Il problema fu che questa manovra non prevista fece consumare molto più carburante di quanto pianificato, tanto che riuscirono ad allunare con soli 25 secondi di autonomia rimanente.

Poco prima che l’Eagle toccasse il suolo con le 4 gambe metalliche, una delle sonde lunghe circa 1,5 metri toccò la superficie avvisando l’equipaggio che avrebbero dovuto spegnere il motore, in modo da stabilizzarsi; sfortunatamente Armstrong se ne dimenticò e ordinò il “Shutdown” solamente quando tutte e 4 le zampe furono a contatto. La ragione della scelta di spegnere il motore a circa 1 metro di altezza dal suolo era dettata dal fatto che non si sapeva nulla sulla composizione dello stesso, dubbio che ha portato agli ingegneri la preoccupazione di un eventuale  reazione\esplosione dovuta alle sostanze presenti.

Alle ore 20.17.40 UTC, ora che resterà nella storia, venne detta la famosa frase:

«Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed.»

«Houston, qui Base della Tranquillità. L’Eagle è atterrato»

Prima dell’uscita degli astronauti passarono circa 6 ore. Una volta indossate le tute il LEM fu depressurizzato per evitare una  riduzione della pressione improvvisa e  finalmente, alle ore 02:39:33 UTC del 21 luglio 1969, il portello fu aperto e  Armstrong scese la scaletta che lo portò ad essere il primo uomo a camminare sulla Luna.

Foto NASA – Armstrong

Autori Luca Ocretti e Alessandro Gattullo

Photo credit: NASA

Author: Luca Ocretti

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