Red Flag Alaska 24-01: l’Aeronautica Militare si esercita oltreoceano

L’Aeronautica Militare sta partecipando in questi giorni ad una delle esercitazioni aeree più complesse e realistiche organizzate a livello internazionale, la Red Flag Alaska.

Gli assetti Italiani e Americani sono impegnati in missioni aeree complesse con la presenza di minacce Air to Air e missilistiche (SAM), in uno scenario addestrativo che permette di sfruttare al meglio le potenzialità degli assetti presenti e di replicare situazioni reali.

Come apprendiamo dal sito dell’Aeronautica Militare mercoledì 10 aprile, alle 16:07 ora locale sono atterrati sulla base aerea statunitense di Eielson in Alaska, gli ultimi velivoli della Forza Armata che prenderanno parte alla prossima edizione della Red Flag Alaska 24-1, in programma dal 18 aprile al 3 maggio 2024, con l’obiettivo di offrire la possibilità di esercitarsi in missioni aeree complesse, caratterizzate da un livello di difficoltà elevato, con la presenza di minacce air to air di IV e V generazione.

La Red Flag Alaska

L’esercitazione Red Flag Alaska, nata inizialmente con il nome di Cope Thunder, insieme alla Red Flag organizzata sulla base di Nellis in Nevada, è stata ideata per consentire agli equipaggi di volo di addestrarsi nel combattimento aereo avanzato, esercitandosi in missioni con un contesto estremamente realistico e scenari di tipo A2AD (Anti Access Area Denial).

Nelle prossime due settimane, piloti italiani e statunitensi avranno quindi la possibilità di esercitarsi in missioni aeree complesse, con oltre cento sortite giornaliere, caratterizzate da un livello di difficoltà elevato, con la presenza di minacce Air to Air, equipaggiate con armamento moderno e con una nutrita schiera missilistica (SAM), pienamente integrata in uno scenario addestrativo che permette di sfruttare al meglio le potenzialità degli assetti presenti e di replicare situazioni reali.

Durante un’esercitazione di volo come la Red Flag Alaska 24-1, si sperimenta una progressione nella sfida in modo che tutti i partecipanti possano condividere idee e lezioni apprese, al fine di utilizzare al meglio le capacità di ciascuna piattaforma impiegata, raggiungendo così l’obiettivo finale, tutti i vari task assegnati alla missione di volo, nel modo più efficace. I partecipanti alla Red Flag Alaska sono organizzati in forze difensive (c.d. Blue Air) e forze offensive (c.d. Adversary), che vengono utilizzate come strumento per addestrare la componente Blue Air. Al culmine dell’esercitazione, possono operare contemporaneamente fino a 70 fighter nello stesso spazio aereo.

Durante la Red Flag Alaska 24-1 saranno condotte due missioni aeree ogni giorno.
Tutte le esercitazioni si svolgono nel Joint Pacific Range Complex sopra l’Alaska, uno spazio aereo molto vasto, disponibile con poche restrizioni, costituito da estese aree dedicate ad operazioni militari, spazi aerei per uso speciale e poligoni di tiro aereo per un’area totale di oltre 67.000 miglia quadrate (equivalenti a circa 174.000 km quadrati) che consente a tutti i partecipanti di operare ogni sistema d’arma quasi senza limitazioni.

La Red Flag Alaska si configura come uno degli scenari più realistici al mondo nello sviluppare l’integrazione e la sinergia degli assetti aerei presenti, per lo svolgimento di operazioni aeree complesse.

I velivoli caccia italiani presenti a Eielson effettueranno in tale contesto sia missioni di penetrazione in territorio avversario, c.d. di Air Interdiction, che missioni di supporto alle forze di terra, oltre a cooperare nelle missioni per il recupero di personale in territorio ostile. Si tratta di un contesto esercitativo definito non a caso “complesso” per via dell’elevato numero di velivoli che vi prendono parte e dello scenario di crisi riprodotto.

La Red Flag Alaska è organizzata quattro volte l’anno, presso le basi aeree di Eielson e di Elmendorf, dalla PACAF (Pacific Air Force) della United States Air Force. Tale esercitazione, originariamente chiamata Cope Thunder, fu trasferita a Eielson dalla base aerea di Clark, nelle Filippine, nel 1992, dopo che l’eruzione del Monte Pinatubo il 15 giugno 1991 costrinse alla riduzione delle operazioni.

Cope Thunder è stata rinominata Red Flag Alaska nel 2006, per aver nel tempo acquisito la complessità dell’esercitazione omonima denominata Red Flag ed organizzata a Nellis AFB (NV), pur distinguendola da essa per lo spazio aereo a disposizione.

La partecipazione Italiana

A questa edizione della Red Flag Alaska partecipano tre differenti nazioni: Italia e Stati Uniti con assetti aerei e di terra (team JTAC – Joint Terminal Attack Controller) e i Paesi Bassi con solo assetti JTAC per un totale di più di cento velivoli e oltre mille militari.

L’Aeronautica Militare partecipa alla Red Flag Alaska 24-1 con un Reparto Autonomo di Volo (Large Force Element) di ben quattro tipologie di velivoli, alla loro prima esperienza in Alaska. Gli assetti italiani coinvolti sono tutti rischierati sulla base di Eielson, ad accezione del CAEW che è stato dislocato sul vicino aeroporto internazionale di Fairbanks per questioni logistiche.

Partecipano, con specifici obiettivi addestrativi per ciascuna linea operativa, 
– 6 F-2000 del 4° (Grosseto), del 36° (Gioia del Colle), del 37° (Trapani) e del 51° Stormo (Istrana)
– 6 F-35A provenienti dal 6° (Ghedi) e dal 32° Stormo (Amendola)
– 1 G-550 CAEW
– 1 KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare

L’Aeronautica Militare ha rischierato poi una cellula JTAC del 17° Stormo dell’Aeronautica Militare che opererà insieme all’Esercito americano nell’ambito della Distant Frontier, ulteriore esercitazione organizzata a latere della Red Flag e iniziata già a partire dallo scorso 4 aprile.

Il rischieramento (deployment) appena ultimato del personale e dei velivoli a oltre 8.000 km in linea d’aria da casa, circa 13.500 seguendo la rotta del trasferimento via centro Atlantico, è stata l’ennesima occasione per esercitare la capacità nazionale di proiezione rapida dall’aerospazio, quale concreta espressione della capacità della Forza Armata di poter dispiegare forze, anche in contingenti non elementari (Large Force Package), su una scala non più soltanto regionale, senza limiti geografici.

In questo ambito, il 3° Stormo di Villafranca di Verona ha confermato il proprio ruolo strategico nel supporto operativo e logistico alle forze rischierate, garantendo le operazioni di carico e dogana relative agli equipaggiamenti e a svariate tonnellate di attrezzature e materiale utile alla manutenzione dei velivoli oltre che al main body del personale partecipante, operando quale Air Port of Embarkation/Debarkation (APOE/APOD) nazionale di riferimento per l’operazione. 

Significativo a tale scopo anche con il supporto dei C-130J della 46ª Brigata Aerea di Pisa, che hanno garantito il ruolo di Search and Rescue oceanico durante la trasvolata degli assetti partecipanti e degli altri velivoli KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare che, oltre ad assicurare un’elevata capacità di carico e di trasporto di personale e materiali, hanno effettuato il rifornimento in volo agli assetti aero-tattici durante la trasvolata.

In ultimo, ma certamente non per importanza, il fondamentale contributo del Comando Logistico 3^ Divisione, della 4^ B.T.S. (Brigata Telecomunicazioni e Sistemi per la Difesa Aerea e l’Assistenza al Volo) e del Re.S.I.A. (Reparto Sistemi Informativi Automatizzati), il cui personale ha supportato il R.A.V. di Eielson predisponendo tutti i collegamenti necessari per comunicare con la madre Patria e assicurando la loro efficienza giornalmente durante tutto il rischieramento.

Articolo sulla base dei due comunicati Stampa Aeronautica Militare

Author: Luca Ocretti

Fondatore e amministratore di AvioHub.it. Visita la sezione "Chi Siamo" per saperne di più