Reportage a cura di Matteo Favi
Aeroporto di Malpensa: è un primo pomeriggio freddo, umido e uggioso di febbraio, di quelli che normalmente non vedresti l’ora che il sopraggiungere dell’estate facesse dimenticare, ma si dà il caso che questo pomeriggio grigio sia anche uno dei più belli della mia vita. Ho infatti appena concluso il temibile ciclo di esami teorici per la licenza ATPL di Pilota di Linea e, prima di affrontare il lungo rientro in macchina verso Udine, voglio godermi un sano festeggiamento a tema.
Quale occasione migliore di questa, quindi, per fare una visita a Volandia?
Ovviamente non posso farmi scappare l’occasione, pranzo velocemente e mi dirigo al museo, dove mi accolgono degli aeroplani in bella mostra nel ruolo di “gate guardians”.
Una volta parcheggiato, entro e vengo accolto con grande cortesia. Mi spiegano che alcune ale ed attività del museo sono purtroppo “messe in standby” a causa delle misure di sicurezza anti-covid, pago l’onestissimo biglietto (5 Euro) e mi avvio alla prima sala, alla quale accedo non direttamente attraverso la porta ma tramite una scaletta che porta al balcone che ne segue il perimetro.
Da qui si possono ammirare i primi velivoli esposti e, soprattutto, la quantità e qualità degli straordinari modellini che compongono una collezione veramente spettacolare, sia per bellezza che per varietà dei modelli riprodotti, inclusi molti aerei rari ed iconici. Senza esagerazione, solo questo soppalco dedicato alle riproduzioni in scala varrebbe il prezzo del biglietto!
Scendendo le scale ho ammirato anche le macchine volanti esposte, tra cui un aliante, un Pitts Special, uno stupendo e assolutamente anticonvenzionale aereo disegnato da Burt Rutan ed un SF-260 turboelica (I-TURB , numero di costruzione 711, prototipo della versione TP, portato in volo il 16 febbraio 1981 dal pilota collaudatore SIAI Floro Finistauri) che mi ha fatto veramente venire l’acquolina in bocca e il prurito sulla mano, che avrebbe voluto spingerne avanti la manetta fino a lasciare il segno sul fondocorsa.
Uscito dalla prima sala, seguo il viale centrale del museo, ammirando alcuni jet ed un missile da difesa aerea Nike Hercules in bella mostra, per infilarmi, quindi, nel padiglione successivo.
Qui vengo accolto dall’inno dell’Aeronautica Militare, che fa da sottofondo ad una bellissima esposizione di dashboard (“cruscotti”) di vari aerei tra la Seconda Guerra Mondiale ed i primi anni dei jet e a tre aerei militari a pistoni, un C-205 Veltro, un Texan e un monomotore ala alta da osservazione.
Proseguendo lungo un corridoio che rivela, attraverso una porta a vetri, un operoso laboratorio di restauro e conservazione, si attraversa quindi una breve ma molto interessante esposizione di spaccati di motori aeronautici, per poi, (finalmente!!) trovarsi al cospetto del Lockheed F-104 Starfighter, il quale, in tutta la sua “spillosità”, annuncia di essere arrivati nel padiglione riservato ai caccia a getto.
G-91, MB326 e MB339, AMX, F-84, S-211, ce n’è per tutti i gusti, purché questi gusti bevano cherosene!
Uscendo (un po’ a malincuore, bisogna dirlo) da questa ala, si torna nel clima freddo ed uggioso di prima, perché è il momento di visitare l’esibizione esterna, dove incontriamo alcuni aerei di linea, sia turboelica che jet, in particolare due declinazioni del “Mad Dog”, ovvero un MD-82 in livrea Meridiana ed un suo “cugino” probabilmente meno giovane (a giudicare dai motori a basso bypass..ok, la smetto!), quindi un DC-9, in livrea Aeronautica Militare.
Dopo aver tanto studiato i sistemi e le strutture di questi aerei è veramente bello simulare un’ispezione pre-volo, girandoci intorno e sotto, controllando superfici, carrello, strutture e sensori, trovando un riscontro fisico e tangibile di tutto il “mappazzone” (cit.) di teoria appena deglutito!
E’ però il momento di rifugiarsi al chiuso, abbandonando il freddo del febbraio lombardo ma, anche, l’ala fissa; vanno ora in scena, infatti, gli elicotteri!
Il loro padiglione si apre con una breve introduzione tecnica, con tanto di alcuni componenti di elicotteri e lo spaccato dell’apparato propulsivo e di trasmissione di un elicottero a turbina.
Il generoso hangar che ospita i “ventilatori” (da pilota di ala fissa dovevo scriverlo, perdonatemi) si apre con la sontuosa presenza di un SH-3D ex Marina Militare, un elicottero non comunissimo da osservare in display e, devo dire, veramente maestoso, seguito dall’Agusta Bell AB139 I- EPIC, terzo prototipo (AC03) numero di costruzione 31003.
Proseguendo oltre la parete, però, si arriva al cospetto dell’iconico CH-47C Chinook, immediatamente riconoscibile per la sua presenza colossale e i due rotori in tandem, sotto i quali si riparano un AB-205 ex Esercito ed un altro aereo in livrea mimetica che, però, non è il solo intruso ad ala fissa in questo padiglione; infatti, proseguendo ulteriormente, si accede ad una sala riservata a due velivoli “in bianco e rosso”: un bellissimo AB-204 ex Vigili del Fuoco ed un bellissimo Piaggio P-166, caratterizzato dall’ala di gabbiano e turboeliche spingenti, ex Guardia Costiera.
Ritornando, però, a sua maestà Chinook, è doveroso un accenno alla sua vita operativa, che ne caratterizza la livrea. Ha infatti operato presso il 1° Raggruppamento ALE “Antares” a Viterbo e nel 1993 ha prestato servizio con l’ONU in Mozambico.
In fondo allo spazio espositivo a lui dedicato, sono presenti dei lunghissimi contenitori verdi, grazie ai quali un gentilissimo e molto preparato signore in divisa del museo coglie l’occasione per scambiare due parole su questa macchina fantastica: sono, infatti, i contenitori delle pale dell’elicottero, veramente impressionanti!
Completano la collezione un A-129 “Mangusta”, un MD-500 ed un A-109 della Guardia di Finanza, un AB-47 e un AB-206 dei Carabinieri.
Purtroppo la mia visita a Volandia inizia a concludersi, e mi dirigo verso l’uscita, passando attraverso una ricchissima collezione di mezzi ferroviari molto particolari e specializzati, un’area per volo acrobatico indoor di droni, l’area simulatori, purtroppo sospesa causa covid, una piccola zona dedicata al cosplay e, dulcis in fundo, un convertiplano civile, un AgustaWestland AW609, interessantissimo punto di sviluppo per il futuro del trasporto aereo civile sintetizzando la versatilità operativa dell’elicottero e i vantaggi propri dell’aeroplano.
Lascio il museo con un ricordo sicuramente bellissimo e, soprattutto, con una grande voglia di tornare, magari (ma questo ovviamente non dipende dallo staff) con un clima più mite, che consenta di godere appieno soprattutto delle aree esterne.
Voglio veramente rivolgere a tutti gli appassionati, in particolare chi ha la fortuna di vivere a poca distanza dal museo, un sincero invito a visitarlo, sia per l’oggettivo valore della collezione e dell’esperienza che propone ma, anche, perché è sempre doveroso ricordare che l’odiosissimo covid non è un grave pericolo solo per la vita delle persone, ma anche per quella di attività straordinarie e curate con amore, e che sicuramente meritano di proseguire e continuare a migliorare, proprio come Volandia!
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale del museo cliccando qui… potrai trovare anche schede tecniche molto dettagliate sulla vita operativa dei velivoli presenti.
Non perderti inoltre gli eventi (siano essi virtuali o reali) che vengono organizzati!
Si ringrazia Matteo Favi, pilota, fotografo e appassionato, neo collaboratore di AvioHub, per questo articolo.