Uh-1 HUEY, un 60enne su cui contare

20 ottobre 1956 – 20 ottobre 2020
Oggi ricorre l’anniversario del primo volo di un velivolo che ha inesorabilmente segnato il passato, in oltre 60 anni di servizio, rimanendo sempre protagonista su ogni fronte…testimone instancabile di missioni, avvenimenti o più semplicemente, della storia.
Il suo nome è  “Huey” e a distanza di oltre 50 anni è ancora la spina dorsale dell’ AVES, l’ Aviazione dell’ Esercito Italiano

La Storia

Nella metà degli anni ‘50 ,periodo in cui si era sviluppato da poco il concetto di elicottero con tutte le potenzialità che ne derivano, sia in campo civile che militare, la US ARMY indisse una gara alla ricerca di un nuovo velivolo ad ala rotante per le forze americane.

La ditta Bell Helicopters, ancora agli albori del successo, partecipò e vinse, con il prototipo di quella che diventerà una delle macchine volanti più famose al mondo, il Bell UH-1

Ai tempi dello sviluppo dello Huey i velivoli in dotazione erano perlopiù elicotteri a pistoni lenti e pesanti, senza paragone con il leggero e potente multiruolo della Bell. Oltre alle condizioni di partenza i risultati dei test di volo con i criteri presentati dall’US ARMY furono soddisfacenti e si iniziò la produzione su larga scala dell’ UH – 1 (Utility Helicopter).

Dopo le prime versioni A e B , differenziate per la presenza di un turboalbero di maggiore potenza, nacque lo Huey come lo conosciamo noi oggi (in termini estetici e riconducibili all’immaginario collettivo), con il Model 205, versione che differisce dalla precedente per la fusoliera e il rotore allungati e per la potenza portata a 1100 Shp, oltre ad una capacità di carico doppia.

Il battesimo del fuoco per lo Huey ( e che battesimo!) fu la guerra del Vietnam.

In questo conflitto, dove gli elicotteri giocarono un ruolo fondamentale nel sostegno al combattimento e soprattutto nell’evacuazione dei feriti, furono impiegati oltre 7000 Uh-1.

In un terreno insidioso, contraddistinto da foreste, colline e vasti acquitrini, l’elicottero rappresentava senza ombra di dubbio il mezzo ideale per spostare le truppe da un punto all’altro. Ma questo non fu l’unico impiego. Si capì  presto infatti che i compiti dello Huey potevano essere i più svariati.

In quel periodo infatti, l’Esercito USA stava conducendo in patria numerosi test sui sistemi d’arma compatibili. Furono provati con successo lanciarazzi multipli da 70 mm, lanciagranate automatici da 40 mm, complessi di mitragliatrici M60 e le allora nuove Minigun a sei canne rotanti da 7,62 mm da 4.000 colpi al minuto.

Sull’onda di questo trend, che si stava sempre più affermando, nel corso degli anni successivi un gran numero di Huey finirono utilizzati per il  Close Air Support, il supporto armato alle truppe di terra. Questo ruolo fu  gradualmente rilevato dall’ AH-1 Cobra, il primo vero elicottero espressamente progettato per compiti di combattimento.

Huey in Italia – AB205

Costruito in Italia dalla ditta Giovanni Agusta su licenza dell’americana BELL (da qui le iniziali AB) fin dal 1966 , questa macchina della famiglia HUEY si può dire il simbolo dell’AVES stessa e reputata da intere generazioni di piloti come un vero “padre di famiglia”.
E’ un elicottero multiruolo capace di assolvere una moltitudine di compiti, dal semplice trasporto di militari a missioni antincendio, grazie alla benna applicabile sotto la fusoliera, così come il trasporto di materiali appesi al gancio baricentrico o interventi di soccorso grazie al verricello.

Tutte operazioni che nel corso degli anni hanno realmente trovato nell’AB-205 l’indiscusso attore protagonista.

Un purosangue del trasporto, capace di ospitare 11 militari equipaggiati e di infiltrarli in territorio ostile grazie anche al notevole armamento con il quale può essere allestito.

MAMEE su AB205 ALE

Sull’AB-205 infatti, all’occorrenza, possono essere installati diversi sistemi d’arma come l’M-21 MAMEE, costituito da due lanciarazzi da 7 tubi ciascuno del calibro di 70 mm, accoppiabili a due mitragliatrici Minigun M-134 GAU-2B calibro 7,62mm da 6 canne rotanti capaci di una celerità di tiro di 4000 colpi al minuto.

Le munizioni sono contenute in 2 voluminosi serbatoi esterni denominati Mayer Ammunition Module Emerson Electric (le cui iniziali danno il nome all’intero sistema d’arma, chiamato appunto “MAMEE”) dalla capacità di 3000 colpi ciascuno.
L’alternativa sono 2 mitragliatrici MG applicabili a ciascun portellone e brandeggiate da altrettanti mitraglieri.

Lo huey ha segnato la storia. Questo è indiscutibile.

Molti hanno avuto il privilegio di volarci e chi, se non un pilota, può testimoniare cosa è stata questa macchina? Ecco la testimonianza di Aaron, dopo anni passati al posto di comando in svariati contesti e missioni.

Con lui ho vissuto alcuni dei momenti più belli ed emozionanti della mia vita…
Lo ricordo quando ero bambino, ai tempi del terremoto del ‘76, volare instancabile a portare aiuti ovunque: cibo, materiali, vestiti, intere roulottes o enormi generatori appesi al suo gancio. Solcava il cielo con la sua inconfondibile sinfonia, ed oggi, a distanza di 45 anni, trovarmi ai comandi di quella stessa macchina, è per me una cosa impagabile e che mi fa sempre affiorare un sorriso pensandoci.


Il suo aspetto “da buono”, unito alle sue doti di instancabile lavoratore da soma, gli hanno da sempre valso il soprannome di “mulo” o “stufa” (si dice scherzosamente che il suo enorme motore potrebbe funzionare tranquillamente a carbone), ma in ambienti alpini come il 4° “Altair” da cui provengo, viene anche affettuosamente chiamato “mucca”, proprio per il suo aspetto mansueto e il suo grosso musone sornione. Macchina spartana ma efficace, non esiste missione estera alla quale l’ AB-205 non abbia preso parte.

La sua affidabilità e la sua riconosciuta “rusticità” (vige la filosofia del “quello che non c’è non si rompe!”) gli permettono l’approccio a qualsiasi teatro operativo ed alle condizioni climatiche più proibitive, che molto spesso mettono in difficoltà i mezzi di ultima generazione. Insomma, un “nonnetto” sul quale fare sempre affidamento!

Non solo i deserti africani o le vette alpine hanno visto, ma soprattutto udito, l’inconfondibile flappeggio del mitico 205. Tra le sue imprese più insolite, va sicuramente ricordata la missione denominata: “Everest ‘73” dove l’ALE (Aviazione Leggera Esercito), appunto nel 1973 partecipò a questa spedizione con 2 AB-205 che operarono dal campo 2, ad oltre 6500 metri di quota (record mondiale di planata tutt’oggi imbattuto). Un ruolo particolare che vede il 205 ancora protagonista, stavolta non è in campo bellico, ma bensì sociale ed umano è quello legato al soccorso.

I quadri appesi al Gruppo testimoniano con articoli di giornale, i numerosissimi interventi di soccorso ad infortunati o in occasione di pubbliche calamità. Molte sono anche le persone che devono la loro vita ad un organo trapiantato arrivato, nel vero senso della parola, dal cielo!

A Maniago, nel nord del Friuli, un gruppo di appassionati ha fondato l’Associazione “Amici dello Huey”, con lo scopo di organizzare ritrovi conviviali. Il suo Presidente, ha un figlio non vedente il quale ha, per motivi ignoti, una grandissima passione per questa macchina. Questo papà è riuscito, un po’ grazie ad una donazione dell’Esercito, un po’ di tasca sua acquistando pezzi in giro per il mondo, a ricostruire nel cortile di casa un intero AB-205. Questa macchina ha per il piccolo Marco, una vera e propria funzione terapeutica. Ci trascorre a bordo intere giornate lasciando danzare sapientemente le dita su tutti gli strumenti, con una maestria tale da lasciare sbigottiti. Saltuariamente portiamo Marco anche in volo e lo stesso facciamo con intere Associazioni di bambini che hanno i più svariati handicap.

Un paio di volte l’anno organizziamo una giornata con il reparto oncologico dell’ospedale di Udine. Portiamo i piccoli malati a Malga Varmost o su altre località montane e lì, dopo una breve funzione religiosa tenuta dal parroco dell’ospedale, pranziamo tutti insieme ed infine rientriamo alla base. E’ per noi motivo di grande gioia essere gli artefici di qualche ora di serenità per questi piccoli e soprattutto per i genitori che li accompagnano, i quali ogni volta ci ringraziano per aver fatto loro dimenticare i problemi, quelli veri, per una giornata. La nostra “mucca” non si nega neanche a Natale o in altre ricorrenze o anniversari, quando sveste la livrea verde per indossarne una variopinta e sgargiante!

E’ infatti vecchia tradizione al 5° Reggimento “Rigel” di Casarsa, ma anche in molte altre basi AVES, in occasione delle festività natalizie, decorare un 205 con il cartone animato protagonista dell’anno, facendone l’elicottero personale di Babbo Natale! Così pochi giorni prima di Natale, questo elicottero va a fare visita ai bambini dell’Istituto “Nostra Famiglia”, dove lascia dolci e regali per tutti, poi rifà rotta sulla base di Casarsa, per portare doni ai figli dei dipendenti della base e a tutti gli amici che partecipano e che aspettano trepidanti. Panettone e cioccolata per tutti fanno da epilogo a questa splendida giornata.

Al di là di asettici dati, il 205 è davvero una macchina apprezzata da tutti i suoi utilizzatori, siano essi piloti o specialisti che quotidianamente dividono con lui la giornata e che a lui affidano la vita.
Il 205, appositamente modificato per l’occasione, ha vissuto pochi anni fa il suo…. “nuovo Vietnam” in territorio afgano, che ha decretato il suo ultimo e definitivo impiego nei teatri operativi esteri.

Ormai da qualche anno sono iniziate per l’AVES le consegne del nuovo NH-90 che dovrebbe andare a sostituire il comparto HUEY, ma nonostante ciò, lui è sempre lì, fedele ed indistruttibile e quando alla sera i portoni dell’hangar si chiudono, la vecchia mucca sembra davvero augurarti la buonanotte e rassicurarti sul fatto che anche domai lei sarà lì, nella sua “stalla”, pronta a dare il suo contributo per il bene di tutti e a portare il suo inconfondibile flap-flap ovunque ce ne sia ancora bisogno.

Quante storie avrebbe da raccontare, se solo potesse parlare, il mitico 205… grazie a “PILOTTERI” per l’immagine

Si ringraziano:

– Aaron C. per il racconto

-Andrea Capoferri “Helicopters Spotter” per la foto di copertina e la galleria interna

-“Pilotteri” per l’immagine finale, o come la definiscono loro il “disegnetto”

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Author: Luca Ocretti

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