Raduno CAP 2020 – Club Aviazione Popolare

Dopo mesi di lockdown e assenza di manifestazioni aeree di qualsiasi tipo, la voglia di tornare a qualche raduno era tanta, tantissima.

Così il 12 settembre partiamo, con una simpatica sveglia alle 4.40 per riuscire a far coincidere i vari treni, alla volta di Ozzano, dove si tiene il Raduno del CAP- Club Aviazione Popolare.
Partiamo con tante aspettative, tanti vecchi amici da ritrovare e nuovi da conoscere, oltre a tanti aerei in mente, con la speranza di averli davanti agli occhi poco dopo.

Questa è la prima uscita pubblica di AvioHub. Esattamente due mesi dopo la creazione del sito, ma già diverse opportunità in termini di articoli, abbiamo l’occasione di presentarci ad un evento simile come stampa.

 

Il CAP- Club Aviazione Popolare

(fonte sito CAP)

La costruzione amatoriale delle macchine volanti ha radici antiche. In pratica, tutti gli aerei dell’epoca pionieristica furono realizzati in tal modo. Verso la fine degli anni cinquanta in tutto il mondo ma specificatamente negli Stati Uniti d’America si sviluppò un’attività di costruzione, su base individuale, di aeromobili destinati ad essere impiegati soltanto dallo stesso costruttore, non soggetti al processo di omologazione richiesto invece dalle normative di legge per quelli in vendita al pubblico. Soltanto in seguito le costruzioni aeronautiche ebbero lo sviluppo a carattere industriale che tutti conosciamo, anche se quelle amatoriali non vennero mai meno.

Il fenomeno dell’aviazione d’amatore ebbe infatti un notevole impulso nel secondo dopoguerra: gente contagiata dalla passione del volo trovò in essa la soluzione per continuare o iniziare a volare in modo economicamente accettabile.

Questo fenomeno fu più evidente all’estero e, per esempio in Francia, contribuì in maniera importante all’espandersi dell’aviazione in generale: basti ricordare che velivoli nati per la costruzione d’amatore vennero in seguito riprodotti industrialmente in migliaia di esemplari, come il Bèbè Jodel. Quindi, intorno ai primi anni settanta, anche in Italia questo fermento prese piede proprio in analogia a quanto già avveniva in campo navale, dove era già possibile costruirsi una barca a titolo privato senza dover acquisire il titolo di cantiere.

A quel punto fu necessario per i costruttori amatori costituirsi in associazioni nazionali allo scopo di riunire gli sforzi per progredire in modo organico, sia dal punto di vista tecnico sia in quanto a regolamentazione.

In Italia, dopo anni di attività su base individuale, la costruzione amatoriale trovò il proprio punto di partenza nel 1970, quando quattro amici fondarono il Club Aviazione Popolare. Portabandiera di questa iniziativa fu il prof. Gianfranco Rotondi, docente del Politecnico di Milano il quale si trovò avvantaggiato dalla presenza nello stesso istituto del prof. Giorgio Aldinio al tempo, oltre che insegnante, Direttore Generale del Registro Aeronautico Italiano, Ente di diritto pubblico preposto alla emanazione della normativa nel settore delle costruzioni aeronautiche nonché alla sorveglianza sulle costruzioni.

Fin da subito il CAP raccolse l’adesione di appassionati di tutta Italia e il professor Gianfranco Rotondi ne fu Presidente fino alla sua scomparsa.

Più di un quarto di secolo ci separa da quegli anni e dai primi timidi tentativi di costruzione amatoriale, quali gli autogiro di Vittorio Magni o il VP1 di Tieppo e Blini. Da allora gli autocostruiti Italiani sono andati via via perfezionandosi: Vari Eze, Lancair, Glasair, CP 80, RV4 testimoniano un crescente progresso con l’impiego di tecniche e materiali più sofisticati, progresso che ha avuto un’espressione significativa anche nel campo del restauro, promuovendo, attraverso la costruzione amatoriale, la diffusione di cultura aeronautica. Significativo è il fatto che da qualche anno anche un crescente numero di costruttori di ultraleggeri si rivolge alla nostra Associazione per poter godere della stessa assistenza tecnica riservata ai costruttori amatori di velivoli certificati, nella convinzione reciproca che costruire bene significa anche volare in sicurezza.

Lavorando con continua responsabilità ed affidabilità il CAP è cresciuto nella considerazione che di noi hanno gli Enti preposti al controllo delle attività aeronautiche, come l’ENAC, per esempio, che ha guardato a noi con sempre crescente simpatia ed ha dimostrato in tantissime occasioni di apprezzare la serietà e la competenza con cui cerchiamo di caratterizzarci. Tale apprezzamento è stato così tradotto nel 2009 in un Contratto di Servizio, tuttora valido, che ci permette di espletare per conto di Enac molti di quei compiti di sorveglianza tecnica sui velivoli amatoriali (e quelli Storici Orfani assimilati) prima svolti dagli stessi funzionari dell’Ente.

Il CAP tra i suoi compiti ha la sorveglianza delle costruzioni amatoriali e tutte le cose che le riguardano come prove di volo, attestazioni e altro. Per maggiori info clicca qui

 

Il raduno 2020

Arriviamo in anticipo a Fly Ozzano, aviosuperficie in terra Emiliana con un occhio di riguardo per l’aviazione storica, dove ci accoglie l’amico Diego Galli, uno dei responsabili, fornendoci i Pass. Ora non ci resta altro che goderci gli arrivi.

Verso le 10, orario previsto, iniziano ad arrivare i primi velivoli. Dalle 10 fino a pranzo è un continuo susseguirsi di atterraggi senza sosta. La frequenza è costantemente occupata, come il circuito di traffico.
Arriviamo alle 12.40 a contarne 80 parcheggiati lateralmente alla pista.

Il Cap raccoglie i velivoli autocostruiti, ma in questo raduno non ci sono solo loro. Ultraleggeri, aviazione generale, motoalianti, turboelica, storici…chi più ne ha più ne metta.

Nonostante l’evento sia appositamente creato per radunare i soci Cap, oltre agli appassionati, ci sono 4 aerei che attirano lo sguardo e l’interesse di tutti. Si tratta di una formazione di T6 Texan, tutti risalenti al periodo della seconda guerra mondiale. Riconoscibili e ormai noti per la loro partecipazione a diversi eventi, è sempre un piacere rivederli. Ancor di più se tutti in formazione come questa volta.

Che suono inconfondibile, si sentono prima ancora di scorgerli in circuito.

Effettivamente dopo 50 Rotax e motori “leggeri”, 4 radiali da 600 cavalli l’uno non faticano ad attirare l’attenzione anche dei più distratti.

Atterrano di seguito l’uno dall’altro e seguono la taxiway fino al parcheggio, circondati da appassionati.

Il primo pomeriggio è dedicato ad una conferenza tecnica, anche se molti hanno preferito godersi gli aerei presenti seguendo la pista fino in fondo, oppure sistemarsi all’ombra in attesa di qualche movimento.

Finalmente, intorno alle 15.00, i Texan si preparano al display. Semplici passaggi in formazione e separazioni, che svolte da loro però diventano  uno spettacolo incredibile…almeno per quanto siamo abituati a vedere in Italia.

 

Terminato il display piano piano i velivoli presenti iniziano a tornare alla base di partenza, dopo una fantastica giornata di “ripresa” accompagnata da un piacevole sole estivo.

Lasciamo però parlare le foto, scattate ai protagonisti di questa edizione del  Raduno Cap 2020, dandoci appuntamento al 2021!

 

Le foto dell’evento

I Texan

Gli altri velivoli partecipanti. Appassionati, soci Cap e flotta FlyOzzano

(non tutti i velivoli partecipanti sono presenti negli scatti seguenti)

Si ringraziano Diego Galli e il Team FlyOzzano per l’organizzazione – Roberto Ragazzoni per la foto dall’alto

Author: Luca Ocretti

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